02 – Come siamo arrivati alla crisi di Governo del Conte bis?

Siamo al primo vero appuntamento con il Laboratorio di cittadinanza 2020-21: oggi iniziamo ad affrontare insieme la tematica della crisi di Governo di cui leggiamo ogni giorno sui giornali. Perché partire proprio da qui? Durante la settimana, tramite un sondaggio, gli studenti hanno votato da quale evento iniziare: tale argomento ha ricevuto quasi la totalità delle preferenze espresse.

L’incontro si apre con un momento di riflessione per scegliere e condividere alcuni semplici accorgimenti che possano farci vivere al meglio l’esperienza del Laboratorio. Gli studenti individuano:

– la necessità di alzare la mano (digitale) per intervenire,

– l’accortezza di non pensare di avere ragione per forza ma che anche nell’altro possa esservi una parte di verità che mi sfugge (come insegna De Gasperi),

– l’attenzione di coinvolgere anche gli studenti più giovani, senza che si crei una disparità dovuta alla differenza di classe,

– l’oculatezza di non scadere in chiacchiere da bar, affrontando le tematiche da un punto di vista normativo, costituzionale, del bene comune: lo sguardo della Politica come più alta forma di servizio (Paolo VI).

L’obiettivo dell’incontro è comprendere le origini della crisi di Governo nata lo scorso mese. Con un intreccio di domande, tramite il quiz digitale, e alcune nozioni apportate dal docente, andiamo a vedere insieme come gli articoli relativi al Governo si trovino tra il 92 e il 96 della Costituzione, che la formazione di un nuovo Governo avviene per elezioni politiche (le ultime nel 2018) o per crisi del precedente. Il primo grande dilemma è “ma chi ha vinto davvero nel 2018”? Per capirlo occorre affrontare brevemente il funzionamento della Legge Rosato, L.n.165, 3 novembre 2017, altrimenti conosciuta come Rosatellum. Il sistema elettorale vigente prevede, per entrambe le Camere, che i parlamentari siano eletti per il 37% con il sistema maggioritario uninominale, per il 61% con il proporzionale corretto fra liste e che il restante 2% vada alla circoscrizione estero. Chi vince? Il primo partito o la prima coalizione. Allora si spiega facilmente il dilemma cui la nazione si è trovata di fronte: il Movimento 5 Stelle era il primo partito per numero di voti, ma Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia erano la prima coalizione. L’esito lo conosciamo: il Governo Conte, sostenuto dalla cosiddetta maggioranza giallo-verde.

Ascoltiamo dunque l’intervento del Presidente Mattarella del 2 febbraio scorso, al termine del colloquio con il Presidente della Camera on. Fico, il quale aveva da poco comunicato l’assenza di una maggioranza politica in Parlamento. Il Presidente della Repubblica, dopo aver ricordato le scadenze che attendono il Paese, motiva la scelta di un “Governo di alto profilo”: oltre alle lunghe tempistiche tecniche per la compagna elettorale e il successivo insediamento istituzionale-organizzativo, nel 2013 si son resi necessari quattro mesi per la formazione del nuovo Governo, a fronte di cinque mesi nel 2018. Il monito alla mancanza di una nuova legge elettorale, soprattutto dopo l’approvazione del referendum per il taglio del numero di parlamentari, aleggia sullo sfondo.

Gli studenti ripassano così le due tipologie di crisi: parlamentare (con mozione di sfiducia) o extra-parlamentare (il venir meno della maggioranza che sostiene un Governo). Tanto nell’agosto 2019, quanto lo scorso mese, il meccanismo è sembrato simile: crisi iniziata in modo extra-parlamentare, poi parlamentarizzata dal Presidente Conte che, però, non ha atteso il voto finale, scegliendo di dimettersi anticipatamente.

Infine ripercorriamo gli avvenimenti del Governo Conte due:

  • 29 agosto, il prof. Conte riceve l’incarico (con riserva)
  • 4 settembre, scioglie positivamente la riserva
  • 5 settembre, presta giuramento con i Ministri
  • 9/10 settembre, incassa la fiducia alle Camere, sostenuto da una maggioranza ora definita giallo-rossa.

L’evento dirompente è la nascita di Italia Viva il 18 settembre, ad opera del senatore Matteo Renzi che fuoriesce dal Partito Democratico, cambiando così gli equilibri in Parlamento: con il 4,3% alla Camera e il 5,4% dei seggi al Senato, risulta l’ago della bilancia del Governo che necessita dei voti del neonato partito per avere la maggioranza. Gli screzi e le diversità di opinione tra i partiti, portano alla crisi del 26 gennaio e di cui stiamo aspettando l’esito conclusivo.

Il secondo incontro del Laboratorio si conclude con la lettura di un breve scritto di Vittorio Bachelet, datato 1946 ma che sembra essere destinato proprio ai giorni che stiamo vivendo: “Questo è in fondo uno dei nostri tanti circoli chiusi: noi non riusciamo il più delle volte a comprenderci, perché non ci conosciamo bene, e non possiamo d’altra parte conoscerci – in senso pieno – se non attraverso la reciproca comprensione. Ora se questo è un problema di tutti i tempi, è tuttavia oggi particolarmente vivo, aspro vorrei dire: perché in un periodo di crisi spirituale – come quello che attraversiamo – ognuno tende a ripiegarsi su se stesso, e nello sforzo di superare il suo tormento è incapace di dare ad altri il dono, non fosse altri che di un amichevole ascolto” (da Ricerca, a. II, 1946, n.20, 15 dicembre, p.2, in Pensieri per la politica – Vittorio Bachelet, a cura di Ilaria Vellani, Ave editrice 2020).