07 – Perché una scelta europeista?

L’incontro di oggi cimenta gli studenti con il tiro alla fune. Metafora già chiara: quando i Paesi dell’Unione Europea tirano tutti insieme verso la stessa direzione, non hanno nessuno che possa opporvisi.

Si parla allora della scelta europeista dell’Italia: inizialmente, come già osservato la settimana precedente, il nostro Paese compie più scelte politiche di corto raggio (tornare a contare tra le nazioni più importanti) e rendersi amici gli Stati Uniti d’America.

citt7_1Ruolo fondamentale per uscire da questa cecità lo svolge Alcide de Gasperi: in comune con Schuman e Adenauer aveva la tradizione cattolica, l’area linguistica tedesca (nato a Pieve Tesino, allora sotto l’Impero Asburgico) e la visione del superamento dei caratteri di linea nazionale.

Si gioca la partita fondamentale: riarmare la Germania o no? L’opinione pubblica francese non ne vuole sapere, anche l’Italia ne è poco convinta e l’idea di Monnet di un Esercito europeo non trova sponda.

Di fronte all’impasse ecco Altiero Spinelli: fondatore del Movimento Federalista Europeo (nel 1943, sic!), membro della Commissione europea, Parlamentare nazionale e a Brussels, scrive a De Gasperi: “Occorre essere favorevoli a Ceca e Ced, ma sono il tetto di una casa, servono prima le
fondamenta. Lavoriamo per un’integrazione politica!”

L’Italia inizia allora a lavorare un po’ alla volta e, nonostante spesso vinca l’egoismo nazionale, sono innegabili le capacità di individuare e perseguire obiettivi di prestigio, promuovere gli interesse del Paese, tentare di raggiungere tutto ciò attraverso la collaborazione. Certo, non è facile: nel 1974, il giornalista Peter Nicols del Time ci definisce “la Cenerentola d’Europa”, viviamo il caso Moro, gli Usa sono in caduta libera a livello internazionale e siamo preoccupati di perdere l’alleato e che possano rafforzarsi i comunisti.

In tutto questo scenario, l’Italia resta sempre estremamente propositva: perché abbiamo scelto l’Europa? Spesso per timore di essere inferiori agli altri Paesi, ma soprattutto per uno spirito federalista, d’integrazioe, di sovranazionalità che – da sempre – ci contraddistingue. Come disse De Gasperi: “Un politoco guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”.