SCIOGLIERE NODI

Probabilmente è il lato più difficile dell’amore: l’incontro col tradimento, con il male che ferisce, con il debito insanabile. Di fronte a questa prova l’amore reagisce col perdono. Ma di che si tratta?

Scrive il filosofo francese Paul Ricoeur:

Il perdono difficile è quello che, prendendo sul serio il tragico dell’azione, punta alla radice degli atti, alla fonte dei conflitti e dei torti che richiedono il perdono: non si tratta di cancellare un debito sulla tabella dei conti, a livello di un bilancio contabile, si tratta di sciogliere dei nodi”.

A volte i nodi di cui parla Ricoeur appaiono del tutto inestricabili, praticamente impossibili. Allora che fare? Tagliare tutto con un colpo di spada come fece Alessandro Magno e il celebre nodo di Gordio? Prendiamo in esame due esempi di grovigli insanabili. Il primo è la versione poetica di uno dei più grandi cantautori del ‘900 italiano: Fabrizio De Andrè che abbiamo già scomodato all’inizio del nostro cammino e che sentiamo ancora nella sua celebre “Il pescatore”.

 


Sulla spiaggia c’è un vecchio pescatore che riposa, è assopito ed ha un aspetto benevolo, un solco attraversa il suo volto ed assume le sembianze di un sorriso accogliente. La quiete viene spezzata dall’arrivo di una figura inquietante: non si tratta di un semplice disturbatore, non è una scocciatura di passaggio, non è una pagliuzza fastidiosa, è un assassino, uno che ha negato la vita, non sappiamo come, il poeta non ce lo dice. I ragazzi del lab notano subito una serie di elementi che ci rendono simpatico e familiare questo energumeno: ha paura, ha due occhi grandi da bambino, è animato da due bisogni essenziali come la fame e la sete, ha alle spalle il ricordo luminoso di giochi nel cortile.

Il pescatore

Fabrizio De André

All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso

Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura

E chiese al vecchio “dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame”
E chiese al vecchio “dammi il vino
Ho sete e sono un assassino”

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva “ho sete, ho fame”

E fu il calore d’un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore

Dietro le spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile

Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino

Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso

Il vecchio pescatore regala il suo pane e il suo vino a chi ha fame e sete, non gli interessa il passato delittuoso di colui che si presenta al suo cospetto. Lo ascolta e ama. Perdona e non condona, scioglie un nodo inestricabile.

Allo stesso modo reagisce Nelson Mandela quando, una volta divenuto presidente della nuova repubblica sudafricana, accoglie la nomina degli agenti della sua guardia del corpo. Magari si tratta di quegli stessi agenti dei servizi segreti che solo qualche anno prima lo avrebbero massacrato di botte. I suoi collaboratori non capiscono ma lo statista, nel film “Invictus” afferma che: “il perdono comincia qui, il perdono libera l’anima, cancella la paura, ecco perché è tanto potente come arma, prova