THE GAME

Non è facile riuscire a descrivere in modo plastico e figurato il tempo che stiamo vivendo.

Per questo ci siamo rivolti ad un pittore americano degli anni ’30 (epoca lontanissima dalla nostra) che, nonostante le inevitabili discrepanze temporali, è riuscito a dare forma nei suoi quadri alla nostra modernità. Si tratta di Edward Hopper, poeta dell’immagine, che ritrae nelle sue tele emozioni e sentimenti urbani, soprattutto della sua New York. C’è un desiderio espresso di comunicazione nei suoi personaggi, e si tratta di un desiderio così simile al nostro:

tha game 1In questo quadro del 1942, denominato “I nottambuli”, ci troviano forse in un fast food di una metropoli americana. Ci sono quattro personaggi ma nessuno interagisce poiché tutti sono sprofondati in se stessi.

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Il bar è luogo deputato all’incontro. Ma è evidente che nei quadri di Hopper ciò non accade. Anzi, spesso prevale la solitudine, sottolineano i filosofi, insieme ad una grande pace e ad un denso silenzio che forse nasconde qualcosa. Ma non possiamo saperlo.

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Meglio leggere il giornale che entrare in relazione: più sicuro e tranquillo! Ma anche nella tranquillità delle mura domestiche il dialogo risulta impossibile.

Sembra quasi una maledizione! Tante possibilità e così pochi contatti. Relazioni inesistenti in quella società così propensa all’incontro e alla condivisione.

E la nostra?

Lo scrittore Alessandro Baricco descrive la nostra epoca così connessa e massmediale nel suo ultimo saggio intitolato “The game”baricco

Siamo tutti immersi in un immenso gioco che ha preso il via quando, negli anni ’80, le nostre relazioni hanno iniziato un lento ed inesorabile mutamento, quello elettronico. Nei locali di Hopper si faticava a relazionarsi così come nel nostro tempo di Social Media. Allora, forse, il problema sono proprio quelle persone che provano a toccarsi. Nel gennaio del 2007 Steve Jobs presentava al mondo il suo famoso smartphone che avrebbe rivoluzionato la nostra vita e i nostri rapporti. Un oggetto semplicissimo che nasconde un’immensa complessità: sotto la superfice di un touch screen sono racchiuse infinite e istantanee possibilità, azioni che un tempo erano separate, difficili, demandate a degli intermediari. Ciò che prima era un lavoro attribuito a tanti ora è possibilità di ciascuno. Possiamo fare da soli! E questo ha delle conseguenze su di noi e su chi ci sta intorno. Scrive Baricco che c’è stato un tempo in cui ci si fidava degli intermediari, fossero essi scrittori, poeti, scienziati, politici, musicisti, artisti, che ci donavano la loro visione del mondo. Ora la tecnologia ci dona nuove possibilità. Come le usiamo?

Un giovane laureato in filosofia padovano, già insegnante di sostegno nella nostra scuola, Marco Fasoli, ora ricercatore presso l’università di Milano – Bicocca ha provato a delineare nel suo recente saggio “Il benessere digitale” gli effetti che i SM hanno sulle nostre relazioni personali, sono tre, scrive, i tratti esiziali di una comunicazione digitale salutare: condividere ciò che proviamo, interagire, rappresentare noi stessi.

benessereÈ molto difficile caratterizzare le tre istanze descritte da Fasoli. È un quesito filosofico tutto nuovo che nemmeno i filosofi del ‘900 potevano prevedere. Eppure esso conserva anche qualcosa di antico come la stessa umanità.

 

 

 

 

Un filosofo del XX° secolo, Martin Heidegger, nel suo capolavoro “Essere e Tempo” descrive molto bene il pericolo che incombe sopra ogni nostro tentativo di relazione:Scrive il filosofo tedesco nel 1931: nel § 35 di Essere e tempo, Heidegger delinea con precisione il rapporto tra il pericolo della chiacchiera, che attanaglia ogni nostro rapporto, e la possibilità di diffusione di un discorso pubblico:

essere tempo“La totale infondatezza della chiacchiera non è un impedimento per la sua diffusione pubblica ma un fattore determinante. La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fallire in questa appropriazione. La chiacchiera, che è alla portata di tutti, non solo esime da una comprensione autentica, ma diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di incerto.”