COMBATTENTI

Quanto manca? Siamo arrivati? Da piccoli queste due domande erano il ritornello di ogni viaggio, lungo o breve che fosse. L’obiettivo, la meta del nostro itinerario, è lì, a portata di mano, e poi sfuma, fallimento dietro fallimento, sconfitta dopo sconfitta. Ma qual è, dunque, la verità della vita? Un cantante un po’ all’avanguardia, Brunori Sas, canta: “Ma l’hai capito che non serve a niente mostrarti sorridente agli occhi della gente e che il dolore serve proprio come serve la felicità. Te ne sei accorto sì, che passi tutto il giorno a disegnare quella barchetta ferma in mezzo al mare e non ti butti mai.”

Tutto il giorno a sognare di prendere il largo senza mai, però, uscire dal porto. Tutta la nostra esistenza bloccata dalla paura di sbagliare, di fallire. È inutile fare finta di niente o praticare scongiuri, servirsi di amuleti, praticamente inutili: il tempo passa e le ferite o sanguinano o lasciano cicatrici e allora? Fiorella Mannoia in “Combattente”, canta: “Perché è una regola che vale in tutto l’universo chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso e anche se il mondo può far male non ho mai smesso di lottare”. Se si sbaglia rotta, come fare a non perdere tutta la fatica del viaggio? A questo punto ogni membro del laboratorio scrive una lettera a se stesso, un “se stesso” fra qualche anno, un io che non ha centrato il bersaglio. Come affrontare un’esperienza del genere, come in certi interruttori di sicurezza: “rompere il vetro in caso di emergenza” e leggere le parole che oggi indirizziamo ad un io, domani, sconfitto: “E’ una regola che vale in tutto l’universo chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso e anche se il mondo può far male non ho mai smesso di lottare E’ una regola che cambia tutto l’universo perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso e in questa lacrima infinita c’è tutto il senso della mia vita”.