01 – Perché parlare di Unione Europea?

Il Laboratorio di cittadinanza è una novità del Liceo Maria Ausiliatrice: si pone l’obiettivo di proporre ogni anno agli studenti una tematica diversa per poter accrescere la consapevolezza di essere cittadini e diventare un po’ più consapevoli delle realtà in cui viviamo.

Il tema scelto è l’Unione Europea, mai tanto criticata quanto in questi tempi. Ogni incontro corrisponderà ad una domanda, cui cercheremo di dare risposta insieme, tra dibattiti e confronti, insieme ad alcune nozioni in più.

L’incontro si apre con un brainstorming: cosa ti viene in mente se dico Unione Europea?

Gli studenti rispondono:

  • Stati membri
  • Carta dei diritti
  • mercato
  • euro
  • Unione Economica Monetaria
  • inno europeo
  • Parlamento, Consiglio e Commissione
  • BCE e Mario Draghi
  • abolizione del roaming
  • Bruxelles
  • Corte di Giustizia Europea
  • Brexit
  • bandiera
  • obblighi europei
  • questione migranti

Iniziamo a scoprire insieme da dove nascono le radici dell’Unione Europea grazie al contributo di due video.

Cominciamo ad avere qualche cifra: la prima guerra mondiale ha provocato 16 milioni di morti, la seconda ne ha comportati 50 in tutta Europa! Ma, dal 1945, viviamo 73 anni di pace: un periodo che mai è stato così lungo nel continente! Spesso ci dimentichiamo il valore che ha la pace, per noi scontata, ma chi dobbiamo ringraziare per questo miracolo? Proprio l’Unione Europea che nel 2012 è stata insignita del premio Nobel per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani.

Con il secondo video iniziamo a scoprire che le fondamenta di questa Istituzione affondano nell’Isola di Ventotene, dove due giovani antifascisti al confino hanno scritto il Manifesto per un’Europa libera e unita. Sembrava follia ma fu il preludio ad una splendida sinfonia: terminata la seconda guerra mondiale, Francia, Germania e Italia, insieme ai paesi del Benelux, lanciarono la prima grande sfida, mettere insieme le materie prime dei conflitti bellici, acciaio e carbone. Nacque così la CECA.

Oggi ci lamentiamo perché l’Unione Europea pensa troppo al commercio: è vero, ma infondo è da qui che siamo partiti, proprio perché era l’unica possibilità per iniziare ad avvicinare Paesi che si erano trucidati l’un l’altro fino al giorno prima. Insieme siamo 500 milioni di persone, l’economia più grande del pianeta, uno spazio di pace e democrazia con una qualità della vita tra le più alte del mondo; se fossimo uno stato saremmo primi alle olimpiadi! Certo, c’è ancora molto da costruire perché, a differenza degli Stati Uniti d’America, ci siamo unificati con un procedimento “bottom up” e non “top down”, dobbiamo ancora lavorare molto sul nostro senso di appartenenza. Dobbiamo avere la consapevolezza che il nostro è un esperimento mai tentato prima d’ora e che è ancora in corso! La lezione più grande l’abbiamo appresa proprio dalla guerra, ed è per questo che l’inno europeo parla di gioia.

Andiamo a conoscere insieme la storia dell’inno

La musica è quella dell’ultimo movimento della IX Sinfonia di Beethoven, un inno alla fratellanza, alla pace, alla concordia, che sposa il motto dell’Unione Europea “in varietate concordia”, cioè: uniti nella diversità.

Lo sappiamo, abbiamo culture diverse, lingue diverse, tradizioni diverse: ma sono proprio queste le motivazioni che ci spingono a conoscerci e ad amalgamarci sempre di più.

L’Unione Europea, ha il Presidente Mattarella, parlando all’università di Lund in Svezia il15 novembre, non è «una semplice unione doganale, non siamo una sorta di comitato d’affari. (…) I cittadini sentono l’Europa lontana, addirittura la vedono come una fiera delle opportunità senza un’anima, ma questo è un sentimento di corto respiro cui si deve contrapporre l’idea di un’Europa dei cittadini».

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Ecco allora la risposta alla nostra domanda iniziale: perché parlare di Unione Europea? Perché l’Europa siamo noi, perché il futuro dell’Unione sono i ragazzi iscrittisi a questo laboratorio, perché – come disse Robert Schuman, padre fondatore – “il lui faut une aîme”, dobbiamo contribuire per dare un’anima alla nostra Europa.

E vogliamo cominciare adesso.